Terra
desiderata
Ne parla Diodoro Siculo e il nome, Mazzarone, potrebbe derivare dal greco con il significato di spiga, frumento o impasto. Ma c’è anche l’ipotesi araba: makar che vuol dire felice.
Mazzarone sorge su un altopiano che non supera i trecento metri di altezza, interrotto da scarpate e pendii dove verdeggia il bosco mediterraneo, come nell’area protetta di Sciri Sottano, vicinissima al centro urbano.
Terra centrale, non lontana da Caltagirone, Gela, Ragusa e alla stessa distanza da Enna e da Catania percorsa dal fiume Dirillo che quando si chiamava Acate dette il nome alla pietra dura: l’agata.
Terra desiderata, verso cui, con l’Unità d’Italia e la soppressione dei beni ecclesiastici, si sono diretti molti contadini che, all’inizio della loro nuova vita, si accamparono lungo i corsi d’acqua, costruendosi un riparo con le canne.
Solo dopo, nacquero le borgate e da queste il paese.
Terra di coloni, quindi, di gente che ha saputo coniugare il senso del sacrificio e lo spirito di iniziativa.
Fino a qualche anno fa, questo angolo interno di Sicilia, antichissima e rurale, era soprattutto nota per la produzione di uva da tavola e per il festival che le è dedicato.
Oggi, grazie anche alle Cantine Pepi, non è più solo così.